Carlo Galli

Dottrine Politiche

1.Dottrina politica 2.Caratteristiche strutturali
3.Difendere e organizzare 4.Islam
5.La secolarizzazione moderna 6.L'intellettuale militante
7.La giusta interpretazione 8.Dottrine per l'azione
9.Sapere e potere

Dottrina politica
In generale, il termine dottrina esprime (in conformità con il suo etimo dal latino docere) l'idea che ci sia qualcosa - essenzialmente un apparato teorico coerente e sistematico, un "dogma" - da insegnare da parte di un "docente" a un "destinatario", e che tale insegnamento dia forma e significato alla prassi, all'attività politica e sociale, legittimando il comando di chi insegna e disciplinando, o orientando, i destinatari dell'insegnamento. Anche se nell'uso comune è quasi sinonimo di "ideologia". (tranne che in casi specifici, consacrati dalla tradizione o da un preciso riferimento disciplinare: per esempio, dottrina della Chiesa, dottrina di Monroe, dottrina dello Stato), la dottrina se ne differenzia sia perché di quella non presenta la connotazione di valore spesso negativo, sia perché implica prima di tutto lo sforzo di elaborare teoricamente l'oggetto dell'insegnamento in modo compiuto e sistematico, non solo schematico e propagandistico come sovente avviene nell'ideologia (che tuttavia può derivare da una dottrina). In quanto consapevole proiezione pratica di una teoria, la nozione di dottrina è estranea al periodo aureo della civiltà classica che certo conobbe e praticò dottrina nel senso esoterico e misterico del termine (le dottrine orfiche, dionisiache, ecc., erano insegnamenti riservati a pochi iniziati, impegnati in uno sforzo di salvezza personale col recuperare la scintilla di una divinità perduta e tuttavia nascostamente presente in ciascuno), ma che elabora vere e proprie dottrine, nel significato sopra ricordato, soltanto dopo che si è spezzata l' immediatezza organica del vivere politico - prima coi sofisti, poi con le grandi sistematizzazioni di Platone, di Aristotele e delle filosofie ellenistiche.

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Caratteristiche strutturali
È col cristianesimo che dottrina assume il significato di insegnamento di una verità decisiva al fine di dare senso a una realtà problematica: oltre che per amministrare i sacramenti, la Chiesa è infatti esplicitamente istituita da Cristo per insegnarne la dottrina (euntes docete, Mt. 28, 19); tale significato, in un contesto secolarizzato, permane anche nell'uso moderno. Ma per comprendere ciò che è implicito nel concetto di dottrina, lo si deve scomporre in quelle che, intrinsecamente collegate l'una all'altra, sono le sue "unità minime funzionali": la nozione di "insegnare", il "destinatario" dell'insegnamento e infine l'individuazione di "chi insegna", e di "che cosa e a quale scopo è insegnato". Nel corso di tale scomposizione sarà possibile identificare le "caratteristiche strutturali" della dottrina, e di conseguenza il suo "ruolo" tanto politico quanto epistemologico (nell'ambito delle discipline che studiano i fenomeni politici). Al di là dei casi già accennati di dottrine misteriche, iniziatiche e salvifiche (nelle quali, anche se connotate, come per esempio la gnosi, da un alto tasso di intellettualismo, prevale l'elemento dell' illuminazione e dell'esperienza personale del sacro), la nozione di "insegnare" rinvia sia alla fiducia in una qualche forma di razionalità, o quanto meno nella trasmissibilità dei contenuti dottrinali, sia ad una dimensione pubblica, oppure comunitaria, nella quale da dottrina (che tende a proporsi con "ufficiale") possa essere dichiarata e illustrata ai destinatari, reputati capaci di essere convinti dalla sua forza argomentativa.

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Difendere e organizzare
Anzi, la sistemazione di una coerente dottrina di un nucleo originario di verità (rivelata o scientifica), ma anche di un'intuizione politica, di un interesse da valorizzare, nasce spesso dall'intento di difendere tale nucleo con argomentazioni razionali e convincenti (la dottrina cristiana, per esempio, è l'elaborazione, inizialmente apologetica, del messaggio di Cristo, a opera principalmente di san Paolo e dei Padri della Chiesa, poi fatta propria dai Concili e dalla Cattedra di Pietro nella sua funzione magisteriale; ma si ricordino anche la fissazione della dottrina maomettana - pur in forme meno cogenti - ad opera di al Ghazali, e le successive scuole giuridiche islamiche) .Alla funzione dell'insegnamento pertiene inoltre la necessità di organizzare istituzioni preposte alla trasmissione del corpo dottrinale: abbazie, seminari, università, scuole di partito sono, nel tempo, le principali strutture attraverso le quali in Occidente sono state ufficialmente trasmesse le diverse dottrine . I "destinatari" dell'insegnamento possono essere i pochi eletti, nel caso di dottrine segrete, ma, nell'ambito qui considerato, è tipico della dottrina pretendere di esporre verità, di fede o di ragione, tendenzialmente rivolte a tutti, o ad aliquote significative della società (per esempio il marxismo, in quanto dottrina, si rivolge in primis al proletariato come classe universale, ma in linea di principio è logicamente comprensibile a ogni classe sociale). La concorrenza fra dottrine (la loro dialettica) nasce proprio dal fatto che, in età moderna, si propongono tutte come dotate di valenza e di evidenza generalizzabili. È decisivo determinare "chi" ha la facoltà di produrre, interpretare e insegnare una dottrina, di essere "dottore", di esercitare il magistero (al quale pertiene una superiorità, evidente da suo etimo, magis) è, questo, un "privilegio ermeneutico" tipico originariamente del potere sacerdotale, in primo luogo del sacerdote primitivo o orientale, portatore di un sapere specifico, ma non necessariamente formalizzato e sistematizzato (Weber, Economia e società).

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Islam
Diversamente vanno le cose nell'Islam (che non ha sacerdoti) e nel caso occidentale/cristiano, nel quale il sacerdote, pur qualitativamente distinto dalla massa dei semplici fedeli per quanto detiene la capacità di impartire alcuni sacramenti, non possiede alcun sapere esoterico, limitandosi a interpretare e a trasmettere, in armonia con l'autorità ecclesiastica, il magistero divino di Cristo, primo Dottore della Chiesa - nei livelli "popolari" del Vangelo e in quelli "alti" della teologia - in questa sua veste, il sacerdote cristiano è "chierico". L'attività pastorale con cui la gerarchia della Chiesa insegna la propria dottrina è stata di importanza decisiva per la formazione della civiltà occidentale; spesso, grazie alla sua azione missionaria (euntes) e magisteriale (docete), intere regioni d'Europa conobbero contemporaneamente, data la comune forma razionale, la D. cristiana e la cultura classica (si pensi, ad esempio nel caso tedesco, a Rabano Mauro, fondatore della Scuola di Fulda e praeceptor Germaniae). Che nella dottrina sia implicita un'efficacia disciplinante e formativa risulta poi evidente anche nell'elaborazione su scala europea, dal secolo XI in poi dell'imponente corpo dottrinale del diritto romano, che, insegnato, commentato e trasmesso dai dottori (prima chierici, in seguito anche laici) nelle scuole e nelle università, si estese e si adattò a diverse situazioni politiche e sociali. La coerenza e il prestigio della dottrina giuridica le conferirono un rilievo teorico e pratico quasi pari a quello della dottrina religiosa, e fecero delle facoltà di diritto le concorrenti delle Facoltà teologiche.Oltre alla caratteristica dell'"operatività", della capacità formativa, ne è già evidente, in questo livello dell'analisi, un'altra, cioè che la dottrina è potenzialmente "conflittuale": la lotta per conseguire l'autorità ermeneutica e magisteriale (come anche quella per apportare eventuali variazioni nel corpo dottrinale, cioè la dialettica fra dottrina istituzionalizzata e dottrina "eretica" o critica, di cui al punto seguente) mira a produrre modificazioni nel concreto assetto potestativo sempre collegato alle funzioni di custodire e trasmettere la dottrina stessa.

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La secolarizzazione moderna
Un esempio di tale caratteristica è la secolarizzazione moderna che modifica radicalmente, tra l'altro, lo status del "dottore": al docente universitario di teologia e di diritto subentra il filosofo razionalista, lo scienziato innovativo e non accademico (Cartesio, Hobbes, Locke, Spinoza, Leibniz, Rousseau, solo per fare alcuni esempi, non erano inseriti in università), il cui insegnamento avviene attraverso la pubblica diffusione a stampa di dottrine non tradizionali. L'autorità della funzione magisteriale non appartiene più, quindi, alle istituzioni consolidate e alla figura del chierico; solo con Napoleone in Francia e con Humboldt in Germania l'università tornerà a ricoprire il ruolo di principale strumento per elaborare e trasmettere nuove dottrine: ma ora queste non sono altro che i complessi sistematici delle discipline scientifiche accademicamente accreditate (dalla filologia - solo per fare alcuni esempi - alla giurisprudenza, dalla filosofia alle scienze sociali, ma non è da trascurare neppure l'efficacia dottrinale delle scienze naturali), che dal venire pubblicamente praticate e insegnate in un'istituzione dello Stato - del quale formano il ceto dirigente - traggono il rango e il prestigio di vere e proprie "coautrici" della razionalizzazione della forma politica uscita vittoriosa dall'epoca delle rivoluzioni. La dialettica fra dottrina istituzionalizzata e dottrina critica, che alla prima si oppone per poi assestarsi anch'essa in un corpus ufficiale, non governa solo il passaggio dalla figura del sacerdote a quella del chierico, da questa al filosofo moderno e poi al professore universitario del secolo XIX, ma è nuovamente all'opera quando, dopo la metà del secolo scorso, nascono dottrine rivoluzionarie che, antagoniste verso la scienza "borghese", vengono elaborate dall'ultima incoronazione del "dottore", cioè dall'intellettuale, organico non più allo Stato, ma in misura diversa secondo i casi, a un partito che a sua volta si propone come intellettuale collettivo, ultimo detentore del privilegio ermeneutico.

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L'intellettuale militante
Quest'ultima figura "docente" - tipicamente marxista, ma presente in molti partiti "rivoluzionari" del nostro secolo, anche di quello fascista - esercita la propria autorità magisteriale traendola, insieme agli stessi contenuti della dottrina, non più o non solo da un sapere specialistico e fortemente formalizzato (ormai bollato come sterilmente "dottrinario", secondo l'uso generico di questo termine, mentre in senso specialistico così si designa il gruppo politico borghese di Guizot e di Royer Collard, che dopo il 1830 ebbe grande influenza politica in Francia), ma dal partecipare concretamente a quei medesimi movimenti e rivolgimenti politici a vantaggio dei quali elabora la D. (che qui è assai prossima all'ideologia). Naturalmente, anche in questi casi si assiste, in una fase successiva, allo stabilizzarsi delle dottrine rivoluzionarie in apparati rigidi e istituzionalizzati, burocraticamente gestiti (le dottrine ufficiali dei regimi totalitari). Quando si analizza "che cosa e a quale scopo" viene insegnato, ci si imbatte nella terza caratteristica strutturale della D., dopo la sua operatività e la sua polemicità, cioè nel suo essere "mediazione": il nucleo dogmatico o scientifico di verità, infatti, non può sussistere, come "contenuto", nella sua forma pura e immediata, ma deve necessariamente essere filtrato attraverso interpretazioni e razionalizzazioni che gli danno "forma", che ne fanno un "complesso di senso" tanto operativo quanto polemico.

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La giusta interpretazione
Certo, a livello dei contenuti è chiarissima anche la già evidenziata caratteristica dialettica della dottrina: tanto ai loro inizi quanto nel corso della loro esistenza, intorno alle dottrine si genera una lotta per definire il "canone del libro" (nel quale è racchiusa la dottrina): si pensi al conflitto, interno all'Islam, fra sunniti e sciitì, agli sforzi del cristianesimo sia per stabilire il canone dei Libri Sacri sia (a partire da san Paolo, che in più lettere lancia l'anatema contro chiunque, fosse anche un angelo, insegni una dottrina differente da quella di Cristo, trasmessa dagli apostoli) per salvaguardare la purezza della fede da tutte le opinioni eterodosse - eresie cristologiche, trinitarie, pauperistiche, evangelistiche, ecc. - ed infine alla lunga contesa sull'interpretazione del marxismo fra ortodossi e revisionisti. L'attenzione alla fissazione ufficiale del contenuto dottrinale (dogmatico o scientifico che questo sia) si spiega con il grande plusvalore politico ed epistemologico che gli è implicito: anche quando non è un'eresia religiosa ma solo la reinterpretazione di un ambito disciplinare specifico - per esempio, la dottrina del "diritto libero" - la nuova dottrina è sempre una teoria che si presenta con vigorose pretese di essere un nuovo canone generale.

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Dottrine per l'azione
È infine possibile classificare le dottrine a partire dal loro contenuto solo se al contempo si ha riguardo agli scopi che esse si prefiggono: proprio il fatto che il variare di quello è in strettissima interdipendenza col variare di questi dimostra, anche a questo livello, che la dottrina è uno strumento per l'azione, la sua caratteristica di operatività. Così, la dottrina cristiana trasmessa dalla Chiesa insegna, sotto il profilo teologico e religioso, l'incarnazione, la passione, la morte e la resurrezione di Cristo, unigenito Figlio di Dio e seconda persona della Trinità, ma ci sono anche una dottrina giuridico-istituzionale della Chiesa, una sua dottrina morale, ed una sociale; lo scopo di tali dottrine è di guidare l'umanità verso una salvezza il cui annuncio, la cui organizzazione e la cui sistematica applicazione pratica sono appunto il nucleo di queste dottrine. La moderna secolarizzazione modifica il contenuto delle tradizionali dottrine teologiche e giuridiche perché ne modifica gli scopi. Le dottrine canoniche vennero criticate e rifiutate in nome della libertà di pensiero (sono centrali i due momenti, peraltro collegati, della Riforma e della nascita della politica come ambito autonomi dal diritto: Bodin, Alberico Gentili, Hobbes:); e proprio per questa situazione di crisi, per questo privilegiare la critica sul canone, I'età moderna è, per eccellenza, I'età delle dottrine. Ma la modernità è il momento alto delle dottrine non certo per la loro stabilità né per la superiorità dei loro contenuti, che anzi cambiano, si trasformano, si moltiplicano conflittualmente (di quello che tutte le unifica, cioè la ragione, contrapposta alla Rivelazione, le dottrine moderne conoscono varie declinazioni dottrinali, ciascuna delle quali - assolutismo, liberalismo, illuminismo, socialismo - pretende polemicamente per sé una maggiore evidenza razionale) quanto perché la modernità è l'epoca in cui più che in ogni altra si pensa che l'attività pratica dipenda necessariamente da una teoria scientifica che consente di dedurre dalla ragione una nuova forma di stabile ordine politico, I'epoca in cui è generalmente presupposto come necessario un nesso cogente - produttivo di ordine politico - fra teoria e prassi.

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Sapere e potere
Al di là dei diversi contenuti dottrinali, i vari "-ismi" moderni, anche quelli che non sono stati esplicitamente fissati in un canone (per esempio il costituzionalismo), sono così dottrine che non hanno più lo scopo tradizionale di trasmettere un messaggio rivelato di salvezza, ma che invece si presentano come "tecniche" efficaci, orientate allo scopo della modificazione ordinativa del mondo, attraverso la scoperta e il controllo di leggi - antropologiche, economiche, storiche - che gli sono immanenti. L'attuale crisi delle dottrine - viste spesso come strumenti troppo rigidi e ormai obsoleti di controllo sociale e politico - è da inserirsi nella crisi della ragione, degli intellettuali, delle ideologie, cioè in generale dello sforzo moderno di mettere in forma l'esperienza a partire da un insegnamento razionale. Dalle caratteristiche strutturali (dialettica, operatività, mediazione) che si sono viste inerire, in vario modo, alle unità minime funzionali nelle quali è stata scomposta la nozione di dottrina, si può evincere anche il "ruolo" che questa riveste nell'ambito dell'agire e del pensiero politico. In quanto realizzano un intreccio efficace fra sapere e potere, le dottrine sono strumenti operativi che definiscono i principi fondamentali, la forma e gli scopi dell'agire: sono infatti veicolo essenziale di disciplinamento , ed espletano una rilevante funzione sociale e politica, rafforzando (o criticando) le ragioni del comando e quelle dell'obbedienza; in esse, inoltre, non si manifesta solo il lato formativo/organizzato della politica, ma anche quello polemico (evidente nel ruolo difensivo e offensivo delle dottrine): le dottrine sono terreno di conflitto, occasioni e strumenti di lotta politica. Infine, la caratteristica della mediazione, che loro pertiene, fa delle dottrine e del loro studio uno snodo decisivo delle discipline che si occupano di politica. ali ambiti specialistici che le riguardano, infatti (storia delle dottrine giuridiche, politiche, teologiche, economiche), si collocano in una cruciale fascia intermedia fra la puntuale ricostruzione di una figura e di un momento storico determinato, da una parte, e l'individuazione delle logiche politiche più profonde e "regolari" (almeno all'interno di contesti epocali), dall'altra, cioè fra storiografia e filosofia (o scienza) della politica. E se è vero che solo la scienza e la filosofia politica valgono a ricondurre la varietà delle dottrine alle poche logiche politiche che vigono in un'epoca (per esempio, assolutismo, liberalismo e socialismo sono dottrine differenti quanto a contenuti, ma il loro argomentare è formalmente interpretabile a partire dalla moderna dialettica fra identificazione nell'ordine e individuazione nei soggetti liberti e uguali), è però anche vero che le logiche elementari della politica non si presentano "pure", ma sempre mediate dal pensiero e quindi organizzate in dottrine (così che soltanto attraverso l'analisi di queste si può risalire ai livelli politici più radicali). Tanto dal punto di vista pratico quanto da quello epistemologico le dottrine rivestono quindi il ruolo di macro-unità operative, di "complessi di senso" che fungono da indispensabili strumenti per l'azione e per la scienza politica.

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